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Fiction, docu-reality e docu-games: dal satellite al digitale, i palinsesti televisivi sono sempre più attratti dalla chirurgia estetica. Ma l’esperto mette in guardia

La chirurgia estetica in tv non è più tabù. Bisturi e liposuzioni spopolano nei palinsesti come vessilli del “plastic pride”, l’orgoglio di mostrarsi dopo la messa a punto. Che si tratti di finzione o realtà poco importa: i personaggi di Nip/Tuck, la prima serie tv incentrata sulla chirurgia estetica (in foto), non erano poi così diversi da quelli che sfilavano negli studi medici di Beverly Hills in Dr. 90210, reality show dedicato alla vita e alle “opere” del chirurgo vip Robert Rey.

Ad inaugurare il filone della “reality surgery” a stelle e strisce è stato il successo internazionale di Extreme Makeover, trasmesso dalla ABC e poi esportato in 22 Paesi (in Italia su Rai2, La5 e Fox Life), che per otto stagioni a partire dal 2002 ha seguito le trasformazioni estetiche di pazienti insoddisfatti del proprio aspetto. E proprio le storie di persone comuni, ben diverse dalle solite star che negano ogni intervento, sono rimaste il filo conduttore di tutte le trasmissioni successive, da Chirurgia XXL – ambientato di un centro di dimagrimento di Houston e in onda su Real Time dal 2011 al 2013 – fino a Bridalplasty, sfida tra future spose per vincere l’intervento dei sogni (Su E! Entertainment dal 2010).

E in Italia? Il primo programma televisivo a portare le telecamere in sala operatoria è stato Bisturi! Nessuno è perfetto, targato Mediaset, condotto nel 2004 dalla strana coppia Platinette-Irene Pivetti. Fino ad allora ci si era limitati al rinnovamento estetico “soft” de Il brutto anatroccolo (in onda dal 1998 al 2000 su Italia 1), con Amanda Lear e Marco Balestri a svelare i “prima e dopo” ottenuti a colpi di diete, styling e make up sapienti. Ben altra cosa rispetto rispetto alle storie-limite (celebre quella della “donna bambina”) raccontate nella docu-fiction Plastik-Ultrabellezza, condotto da Elena Santarelli e in onda per sette puntate nel 2011 e 2012. O alla maratona di interventi chirurgici cui Brigitte Nielsen si è sottoposta in diretta per Celebrity Bisturi!, quattro puntate raccontate da Elisabetta Gregoraci in onda nel 2009. Nello stesso periodo, Sky ha lanciato ben tre trasmissioni dedicate al miglioramento estetico, tutte condotte da Natasha Stefanenko10 anni più giovane in 10 giorniCambio vita…mi trasformo e Cambio vita…Mi sposo.

Ma è andato in onda (su Real Time) anche Incidenti di bellezza, programma nato con lo scopo di mostrare – e aggiustare – i risultati di interventi mal eseguiti. Accanto ai pazienti, i veri protagonisti sono i medici: nel 2010 su Real Time è andato in onda anche Diario di un chirurgo, docu-soap con protagonista il noto medico Roy De Vita, compagno dell’attrice Nancy Brilli, che è stato poi anche l’anima di Dr.Roy, in onda su Canale 5.

E siamo all’ultimo nato. Dopo il successo della prima edizione, torna su La5 il docu-reality Bella più di prima. Ancora una volta, le protagoniste saranno donne “comuni”, pronte a rimettersi in gioco partendo da una nuova immagine di sé costruita insieme a medici estetici, dermatologi, odontoiatri, hair stylist e make up artists.

Ma cosa ne pensano gli “addetti al lavori” di questa invasione di programmi “plastici”? Lo abbiamo chiesto a Carmine Martino, specialista in chirurgia plastica di Salerno, che invita alla visione critica, soprattutto per quanto riguarda le riprese in sala operatoria.

«Nei format americani si vedono quasi sempre l’inizio dell’intervento e la fine – spiega – ma non tutto lo svolgimento dell’operazione. Così anche le chirurgie associate, ad esempio seno più addome più liposuzione, che durano anche otto o dieci ore, sembrano una semplice passeggiata. Gli  interventi avvengono in cliniche eleganti ma spesso prive di ricovero ed assistenza notturna. Molto spesso i risultati, analizzati da un punto di vista tecnico, sono decisamente scadenti, anche se le pazienti si dicono felici e contente. A mio parere occorre decisamente maggiore cautela e professionalità,  pensando innanzitutto alla salute e all’incolumità dei pazienti».

Silvia Nava

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